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STORIE. DAL BASKET AL SACERDOZIO. UN SALTO VERSO L'ALTO. DON DOMENICO REVERBERI.

𝗗𝗼𝗻 𝗗𝗼𝗺𝗲𝗻𝗶𝗰𝗼 𝗥𝗲𝘃𝗲𝗿𝗯𝗲𝗿𝗶, 𝗱𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗦𝗲𝗿𝗶𝗲 𝗕𝟮 𝗮𝗹 𝘀𝗮𝗰𝗲𝗿𝗱𝗼𝘇𝗶𝗼 -


“Qualche giorno fa ho partecipato ad un torneo di 3 contro 3: è bello vedere le facce stupite dei ragazzi quando scoprono che un sacerdote gioca a basket”

Don Domenico Reverberi, 35 anni, di Sant’Ilario, ex giocatore di B2 a Cavriago, tredici anni fa, nel pieno della sua carriera agonistica, si tolse la canotta da basket per entrare in seminario.

“In realtà non me la sono mai tolta. Perché gioco ancora… Iniziai a 5 anni con gli amichetti a Sant’Ilario. Ho giocato sempre nel mio paese. Il basket mi piace molto perché è un gioco di squadra, crea legami con le persone e enfatizza la competizione. E io vengo da una famiglia con 4 figli, quindi la competizione ce l’avevo già in casa. A Sant’Ilario esordii in Serie D, poi, a 19 anni, ricevetti la chiamata da Cavriago per giocare in B2 con Simone Cervi, la leggenda del basket reggiano”.

Dopo due stagioni a Cavriago, capisce che la sua strada è un’altra. Grazie ai bellissimi esempi di sacerdoti che ha conosciuto da ragazzo.

“All’inizio il seminario mi permetteva ancora di giocare, ma scesi in Serie D per avere un minor impegno. Poi partii per Roma dove rimasi tre anni a prestare servizio, ma anche lì, in parrocchia, conobbi qualche ragazzo che giocava a basket e mi unii con loro in una squadra amatoriale nel CSI.”

Il basket, anche da sacerdote, rimane una passione fortissima per Don Domenico. Sia a livello di gioco che di filosofia sportiva.

“Quando sono tornato a Reggio, 4 anni fa, in parrocchia ho ritrovato un arbitro che mi arbitrava da ragazzo, e chiacchierando con lui mi sono convinto ad andare a giocare nella squadra Santos, sempre nel CSI. Domani avrei anche la finale, ma purtroppo non potrò esserci…”

Gli chiediamo se ha qualche rimpianto a livello sportivo e la sua risposta è molto chiara.

“L’idea di fare carriera nella pallacanestro e di salire qualche altro gradino ce l’avevo eccome, ma in questo caso ho scelto il meglio per me. Ho rinunciato a una cosa che mi piaceva, in nome di un bene più grande”.

Don Domenico oggi è un sacerdote molto impegnato, segue l’intera unità pastorale San Giovanni II, una comunità ecclesiale che si estende nel territorio di tre parrocchie limitrofe nella zona est di Reggio nell’Emilia: San Maurizio Martire, Sant’Alberto di Gerusalemme e San Francesco da Paola.

“Da un lato il fatto di continuare a giocare a basket mi permette di essere più vicino ai ragazzi: faccio i tornei, e i ragazzi restano piacevolmente colpiti dal fatto che un sacerdote giochi a basket. Dall’altro lato il basket enfatizza lo spirito di squadra, lo spirito di sacrificio, l’allenamento quotidiano, tutti aspetti che mi aiutano a capire meglio i ragazzi, ma serve anche loro per imparare ad avere disciplina e a rispettare gli altri”

Ma il basket quanto fa ancora parte della sua vita?

“Continuo a giocare per passione, di ruolo sono un 4. Amo il gioco di squadra, mi aiuta a star bene con me stesso e con gli altri. Seguo molto anche la NBA, faccio pure il fantabasket… Sono sempre stato tifoso degli Indiana Pacers perché mi piaceva Reggie Miller. L’idolo di sempre è Michael Jordan, ma il giocatore che apprezzo di più oggi è Chris Paul”.
 
 
 
 
 
 
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